A tutti può capitare di prendere una botta: chi fa sport, soprattutto quelli che prevedono contatti fisici frequenti e potenzialmente pericolosi, lo sa bene. Una caduta, un infortunio, una pallonata o un colpo ricevuto possono causare contusioni e lividi.
COSA SONO GLI EMATOMI E CONTUSIONI
Può succedere, però, anche con un banale incidente casalingo, magari inciampando, o colpendo inavvertitamente uno spigolo o una sporgenza. Prima arriva il dolore, poi il gonfiore e il caratteristico livido, tecnicamente definito ematoma. Un elemento che viaggia di pari passo con le contusioni, a seguito delle quali gli ematomi si manifestano sempre. A differenza di una ferita, in cui la cute viene lesionata (nel qual caso si parla, appunto, di ferita lacero-contusa), una contusione è caratterizzata da un’emorragia sottocutanea, più o meno estesa, causata dalla rottura dei vasi sanguigni e linfatici sotto la pelle.
Quando si verifica un trauma, si rompe l’equilibrio fra i liquidi che passano dai vasi sanguigni e dal sistema linfatico: l’accumulo di proteine del sangue nei tessuti causa il richiamo di acqua, e il caratteristico gonfiore. È proprio questo versamento di liquidi a causare l’ematoma, che nella maggior parte dei casi si riassorbe, pur se lentamente, in maniera spontanea. Questo non significa che siamo esentati dall’intervenire prontamente per evitare fastidi e seccature più complesse in un secondo momento.
La prima importante distinzione da fare a proposito degli ematomi riguarda, oltre alla causa scatenante, la parte del corpo in cui essi si manifestano. Gli ematomi possono infatti essere classificati, ad esempio, in ematomi sottocutanei ed ematomi subungueali.
Gli ematomi sottocutanei sono quelli che si verificano più frequentemente, ma anche i più semplici da curare ed è piuttosto raro che diano adito a qualche complicazione. Solitamente l’ematoma sottocutaneo si risolve nel giro di alcuni giorni, nei casi più gravi in un paio di settimane. Sono ematomi di questo tipo le petecchie, ovvero macchie della pelle, puntiformi e iperpigmentate, dal diametro non superiore ai 3 millimetri; ma anche le ecchimosi, ematoma più severo rispetto alle petecchie, ma generalmente localizzato solo nella zona della pelle in cui si è subito il trauma. La porpora, invece, è un ematoma sottocutaneo di colore scuro, viola o violaceo, di dimensioni non superiori a quelle delle ecchimosi.
C’è poi l'ematoma subungueale, che pur essendo alquanto sgradevole e doloroso, non comporta seri rischi per la salute, così come nel caso della maggioranza degli ematomi sottocutanei. Causato dallo schiacciamento dell’unghia, guarisce molto lentamente ma senza ripercussioni (nei casi più gravi può comportare la caduta dell’unghia, che comunque ricresce nell’arco di qualche mese).
Conoscere e riconoscere la tipologia di ematoma e la causa scatenante è molto importante per determinare la modalità migliore e più corretta per trattare il livido e l’eventuale lesione. In base alla dinamica dell’infortunio avvenuto, può infatti accadere che il trauma sia più grave di quanto non sembri a prima vista, e la contusione più complessa e difficile da trattare. Con pochi e semplici accorgimenti, si può evitare di incorrere in problemi più gravi.
CAUSE DI EMATOMI E CONTUSIONI
Come abbiamo visto, contusioni ed ematomi sono sempre determinati da un infortunio di qualche tipo. Per ragioni ovvie, ne sono più soggetti gli atleti e più in generale chi è dedito ad attività sportive intense, ma può capitare a tutti di fare una brutta caduta o di prendere un colpo particolarmente duro. Non si tratta, comunque, solo di sfortuna o di casualità: spesso lo scarso allenamento o una semplice distrazione sono elementi decisivi che portano al trauma vero e proprio. Se poi la contusione e il relativo ematoma vengono trascurati o curati non correttamente, possono provocare danni anche seri ai tessuti sottostanti. Una contusione si classifica in base alla sua entità, dalla profondità e dalla tipologia dei tessuti coinvolti, più che dall’intensità del dolore:
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Le contusioni cutanee, come suggerisce il nome, interessano prevalentemente la cute e sono quelle che causano gli ematomi più evidenti;
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Le contusioni muscolari coinvolgono anche i muscoli e costituiscono un problema più serio e complesso da trattare;
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Le contusioni tendinee, più comuni laddove i tendini sono più esposti ai traumi superficiali;
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Le contusioni articolari, che possono causare versamenti di sangue e liquidi;
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Le contusioni ossee, che arrivano a causare infezioni.
Bisogna quindi, nel limite del possibile, prestare attenzione anche nelle attività quotidiane più banali. Per chi fa sport, poi, l’attenzione deve essere anche maggiore: sforzi troppo intensi, movimenti scorretti, allenamenti condotti in modo non oculato, specie per chi ha iniziato da poco o magari ha ripreso dopo una pausa, rendono più soggetti a traumi di questo tipo.
SINTOMI
Subito dopo l’evento traumatico, si verifica la rottura dei vasi sanguigni e linfatici e il richiamo di liquidi che causa il rigonfiamento della zona interessata. Spesso e volentieri avviene anche una reazione di tipo infiammatorio. Tutto ciò causa rigidità e difficoltà a muovere la parte colpita, sintomi che possono perdurare anche dopo che il dolore è scomparso.
L’ematoma emerge solitamente poche ore dopo il trauma, e la sua estensione dipende dall’entità del trauma nonché, come si è visto, dalla tipologia dei tessuti interessati. Non sempre, infatti, un ematoma è visibile e può anche non essere causato da un trauma (come nel caso degli aneurismi). Come ogni emorragia, anche gli ematomi tendono a cicatrizzare. Se non è troppo esteso, oppure troppo profondo, l’ematoma tende a cicatrizzare e riassorbirsi spontaneamente. Viceversa, quando è provocato da un trauma particolarmente grave, non è correttamente tenuto sotto controllo o è situato in una zona particolarmente sensibile, può rendersi necessario il ricorso a interventi chirurgici di drenaggio. L’accumulo di liquidi, infatti, può complicare il naturale processo di guarigione del trauma, che al posto di riassorbirsi può invece espandersi, causare infezioni oppure non cicatrizzarsi regolarmente. Quando questo avviene, si parla di fibrotizzazione oppure calcificazione.
Si tratta di due fenomeni dal meccanismo simile: in entrambi i casi si verifica una cicatrizzazione anomala dei tessuti. Nel caso della fibrotizzazione, il tessuto sano (di solito quello muscolare) è “sostituito” da un tessuto meno elastico e meno funzionale. Nel caso della calcificazione (più ricorrente nelle lesioni articolari e tendinee), si forma un vero e proprio deposito di sali in tutto e per tutto simile a una struttura ossea, che può essere molto fastidiosa e anche invalidante.
DA SAPERE
Il primo intervento, da effettuarsi il prima possibile, per limitare i danni è l’applicazione di ghiaccio. Esistono in commercio delle pratiche bombolette spray che nebulizzano ghiaccio e sono adatte per un utilizzo immediato dopo il trauma. In alternativa il ghiaccio può essere applicato avvolgendolo in un telo o in un sacchetto di plastica (non va mai, infatti, applicato direttamente sulla pelle): il freddo favorisce la vasocostrizione, limita la circolazione sanguigna e previene la formazione di ematomi, oltre a combattere l’infiammazione. Fondamentale è poi il riposo assoluto, e l’astensione dall’attività sportiva, per accelerare i processi di guarigione naturali dell’organismo. Questi interventi fanno parte della cosiddetta “strategia RICE”, sigla che viene dalle iniziali delle parole inglesi rest (riposo), ice (ghiaccio), compression (bendaggio) ed elevation (sollevamento). Bendaggio e sollevamento sono particolarmente utili quando il trauma interessa un’articolazione. Con un bendaggio non troppo stretto, in modo da non impedire la corretta circolazione del sangue, si aiuta a mantenere immobilizzata la parte interessata, mentre l’elevazione favorisce il riassorbimento dei liquidi accumulatisi nella zona dell’ematoma.
Si tende, specie quando il dolore cessa, a riprendere l’attività fisica normale, ma va ricordato che questo può essere controproducente: non sempre la sparizione del dolore significa che la guarigione dei tessuti è completa e regolare, il che dovrebbe essere la priorità, proprio per evitare ricadute o anomalie quali la formazione di fibrosi o calcificazioni. A tal proposito non è raro, specie per ematomi estesi o molto profondi, l’utilizzo di farmaci a base di eparina, per favorire la circolazione del sangue ed evitare la formazione di coaguli.
Ciò premesso, per aiutare il corpo a combattere l’infiammazione e riparare i tessuti danneggiati, si può ricorrere all’uso di specifici farmaci i quali, oltre a ridurre l’infiammazione, hanno anche un effetto analgesico. I più indicati per il trattamento dei traumi di tipo contusivo sono i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) per uso topico. Si tratta il più delle volte di creme, pomate, gel oppure cerotti, che possono essere applicati direttamente sulla pelle. I FANS topici hanno il vantaggio di agire arrivando direttamente nel punto in cui è avvenuto il trauma. Una precauzione da adottare è non applicarli sulla pelle ferita o lesa. L’effetto indesiderato più comune, ma comunque non così frequente, è una reazione cutanea che regredisce con la sospensione del trattamento.
Da non trascurare, inoltre, per recuperare la corretta funzionalità della parte colpita dal trauma, specie se a carico di articolazioni, è il ruolo dei tutori ortopedici e della fisioterapia. I primi sono utili durante il processo di guarigione, per immobilizzare e proteggere la parte colpita; la seconda è particolarmente efficace, se eseguita correttamente e con una certa costanza, a recuperare pienamente il tono muscolare e la mobilità delle articolazioni a seguito di traumi particolarmente gravi.