QUALI SOLUZIONI ALLE CONTRATTURE MUSCOLARI
A causarlo possono essere circostanze abbastanza diverse e, talvolta, diametralmente opposte, mentre i rimedi sono in tutti i casi gli stessi: impiego locale o sistemico di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e/o analgesici; terapia miorilassante, basata su farmaci o sull’applicazione locale di calore; un breve periodo di riposo iniziale, seguito dal movimento regolare e “misurato” ed eventualmente da fisioterapia specifica.
PERCHÉ COMPARE UNA CONTRATTURA MUSCOLARE
Le più classiche cause di contrattura muscolare sono essenzialmente tre:
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l’uso troppo intenso e/o troppo prolungato di un muscolo, che ne esaurisce le risorse metaboliche e manda in tilt i meccanismi di contrazione e rilassamento indispensabili per il movimento;
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l’esecuzione di un gesto brusco o l’applicazione di un carico eccessivo durante il movimento, per i quali il muscolo è impreparato;
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il mantenimento di posizioni non fisiologiche per periodi prolungati, specie se non accompagnato dall’abitudine a svolgere attività fisica o dall’esecuzione regolare di esercizi mirati a mobilizzare, distendere e rafforzare i muscoli sottoposti agli stress posturali maggiori.
Altre situazioni che possono favorire l’insorgenza di contratture più o meno significative e crampi comprendono:
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condizioni di disidratazione generale dell’organismo e squilibri elettrolitici (in particolare, deficit di sodio, potassio, magnesio e calcio);
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disturbi circolatori e malattie metaboliche che impediscono di rifornire il muscolo di substrati energetici (glucosio) e ossigeno indispensabili per la sua attività (arteriopatia periferica, diabete ecc.);
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patologie muscolari e/o neurologiche che interferiscono con un’efficiente attività contrattile del muscolo (spasticità, malattia di Parkinson ecc.).
Anche disturbi articolari cronici, come l’artrosi, possono facilitare l’insorgenza di contratture secondarie al mantenimento di posizioni non fisiologiche. Un’ulteriore fonte di contrattura muscolare di tipo ambientale è l’esposizione al freddo, che può bloccare un muscolo durante l’attività a causa sia della vasocostrizione che tipicamente induce la bassa temperatura (riducendo, di conseguenza, l’afflusso di sangue) sia del rallentamento degli scambi di elettroliti indispensabili per la contrazione/decontrazione delle fibre muscolari.
UN CASO A SÉ: IL TORCICOLLO
Tutti i muscoli del corpo possono essere interessati da una contrattura, ma in genere a essere esposti a un maggior rischio di blocco sono quelli più intensamente utilizzati o più spesso mantenuti in posizioni forzate o scorrette durante l’attività lavorativa sedentaria (tipico il caso del lavoro a computer) o mentre si dorme.
Rientrano, infatti, nell’esperienza comune contratture a livello di polpacci o cosce durante o dopo un allenamento o una lunga camminata, alla schiena o alle spalle dopo essere stati troppo a lungo alla scrivania o curvi sui libri (soprattutto se in situazioni di stress psicofisico), alle braccia dopo un lavoro manuale ripetitivo, una partita a tennis impegnativa o una notte passata a dormire sul lato sbagliato. Una contrattura muscolare ricorrente soprattutto in chi soffre di artrosi cervicale, ma che può occasionalmente insorgere in chiunque e a qualunque età (per esempio, durante una torsione brusca del capo o per un banale colpo d’aria), è il torcicollo: una condizione determinata dal blocco improvviso dei muscoli laterali del collo. Non è un disturbo grave, ma in genere è molto doloroso, al punto da impedire pressoché ogni movimento di capo e collo per diversi giorni. In alcuni casi, il dolore può irradiarsi anche alla parte superiore della spalla e al braccio (brachialgia).
Oltre ai fattori predisponenti le contratture già citati, ad aumentare il rischio di torcicollo comune (ossia non legato a patologie specifiche congenite o acquisite) possono contribuire alcune infezioni virali, la presenza di ernie dei dischi intervertebrali della colonna cervicale o l’infiammazione dei nervi presenti in questa regione. Un’altra banale causa di torcicollo è l’uso, durante la notte, di cuscini non anatomici o, comunque, inadatti a supportare i muscoli del collo e la sua curvatura fisiologica.
LA TERAPIA FARMACOLOGICA
La terapia delle contratture è indirizzata essenzialmente a ridurre i sintomi (in particolare, il dolore) e l’infiammazione più o meno marcata che lo sostiene, favorire il rilassamento del distretto muscolare coinvolto e supportare la ripresa precoce del movimento, che rappresenta una vera e propria terapia in tutti i casi di trauma muscolare comune.
I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) rappresentano un importante punto di riferimento della terapia e possono essere assunti al dosaggio e per un periodo di tempo indicati sulle confezioni o consigliati dal medico o dal farmacista. In genere, questo periodo di trattamento è sufficiente, se non a risolvere completamente, quanto meno a far regredire i sintomi peggiori, come il dolore intenso che caratterizza le prime ore o i primi giorni che seguono l’inizio del disturbo.
La scelta tra assunzione di FANS per bocca e applicazione locale di gel antinfiammatori deve essere effettuata in relazione alla sede e all’estensione della contrattura. Su aree limitate di gambe, collo, spalle o schiena è indicato il preparato topico, efficace quanto FANS o analgesici per bocca, grazie a un’azione mirata nel punto dove è presente il dolore.
Se a essere bloccata è, invece, un’area vasta della schiena (per esempio, a causa di un “colpo della strega”) o il dolore è molto intenso e si ha bisogno di un sollievo rapido, è più pratico optare per l’assunzione per bocca di FANS, tenendo conto dell’età, della sensibilità individuale e della compresenza di altre patologie specifiche.
... E QUELLA TERMICA
Per contrastare attivamente la contrattura si possono assumere farmaci miorilassanti: tuttavia, questa scelta dovrebbe essere valutata con il medico o il farmacista.
Una strategia che permette di ridurre contemporaneamente la contrattura muscolare e il dolore che la accompagna è basata sull’applicazione locale di calore, attraverso impacchi “fai da te” o meglio attraverso pratiche fasce autoriscaldanti adesive appositamente studiate allo scopo, reperibili in farmacia.
Poco dopo l’applicazione sull’area muscolare contratta, le fasce autoriscaldanti iniziano a liberare gradualmente calore, mantenendo la temperatura cutanea locale di 3-4°C più elevata del normale (ossia intorno a 40-41°C). Questo incremento termico promuove il rilassamento delle fibre muscolari bloccate e inibisce la trasmissione degli stimoli dolorosi dalla periferia verso il cervello, determinando contemporaneamente un effetto miorilassante e antalgico. In aggiunta, il calore promuove un maggior afflusso di sangue al muscolo e gli scambi di ossigeno e nutrienti, supportando un rapido recupero della funzionalità abituale.
Le fasce termiche autoriscaldanti, quasi invisibili sotto i vestiti e facili da adattare ai diversi punti del corpo, vanno lasciate in sede per circa 8 ore al giorno e possono essere usate per più giorni, in quanto non contengono medicinali. Se dopo qualche giorno i sintomi sono ancora tali da richiedere un trattamento farmacologico o fisico è necessario consultare il medico per gli accertamenti del caso.
Non appena la contrattura si attenua e il dolore migliora (in genere, entro 48 ore) si dovrebbe iniziare a muovere il muscolo interessato, in modo lento e graduale. Il movimento è un importante stimolo per restituire più in fretta al muscolo la funzionalità abituale e per favorire la riparazione di eventuali micro-danni.