
DISTURBI DA ARTROSI
La sua insorgenza è primariamente legata all’invecchiamento dei tessuti articolari e, in particolare, della cartilagine, che con il tempo diventa meno idratata ed elastica, assottigliandosi progressivamente e offrendo una minore protezione alle superfici ossee durante il movimento.
Questo fenomeno, che comporta un più intenso sfregamento e una maggiore usura delle superfici articolari, è ulteriormente aggravato dal fatto che anche i legamenti e la capsula articolare diventano meno elastici, tonici e resistenti allo sforzo e al carico, destabilizzando ulteriormente l’equilibrio articolare complessivo.
Tutte le articolazioni possono essere interessate dall’artrosi, ma in genere a soffrirne in via preferenziale e più precocemente sono quelle sottoposte ai carichi e agli stress maggiori e/o utilizzate più intensamente nella vita quotidiana, anche in relazione all’attività (sport, abitudini e lavoro svolto). Tipiche sedi di artrosi sono la colonna vertebrale, in particolare nella regione lombare e cervicale, l’anca e la testa del femore, il ginocchio, il polso, le dita e le mani.

Allo sviluppo dell’artrosi possono contribuire diversi fattori esterni e interni all’organismo. Tra i principali, la medicina ricorda la predisposizione genetica, il sesso femminile, il sovrappeso (fondamentale quindi dimagrire anche attraverso la dieta e una sana alimentazione), il fatto di soffrire di diabete o artrite reumatoide, i traumi e le lesioni articolari subiti nel corso della vita, l’instaurarsi di fenomeni infiammatori o infettivi, l’esistenza di una conformazione articolare sfavorevole o di asimmetrie anatomiche, l’attività fisica/lavorativa svolta in condizioni ambientali non ottimali (freddo, umidità) e la sedentarietà. Controllare i fattori di rischio modificabili consente di prevenire il disturbo.
SINTOMI DELL'ARTROSI
L’artrosi è una malattia degenerativa, definita così perché si instaura attraverso un processo degenerativo graduale, che può essere in parte scongiurato e frenato con una corretta prevenzione, correggendo cioè i fattori di rischio modificabili (peso corporeo, attività fisica, traumi accidentali, cura ottimale delle patologie predisponenti ecc.), ma non arrestato né, tanto meno, fatto regredire. Una volta che i tessuti e le superfici articolari hanno iniziato a deteriorarsi, il danno non può che evolvere nel tempo, con un parallelo peggioramento dei sintomi.
L’artrosi si manifesta tipicamente con dolore (più intenso durante o dopo l’uso dell’articolazione), difficoltà di movimento, gonfiore, rigidità articolare (presente soprattutto nella prima mezz’ora dopo il risveglio) e comparsa di rumori articolari o crepitii durante il movimento. Un ulteriore segno dell’artrosi, soprattutto in fase abbastanza avanzata, è la formazione di “spine” ossee (osteofiti) che non erano presenti nell’articolazione sana e che rappresentano tentativi di autoriparazione del danno causato alle superfici ossee dalla sollecitazione abnorme durante lo sfregamento.
In fase iniziale, i dolori e la rigidità articolare tendono a essere lievi-moderati, a presentarsi in modo occasionale e a durare poco tempo, risolvendosi spontaneamente nell’arco di alcuni giorni. Ciò fa sì che la maggioranza dei pazienti li consideri fastidi di poca importanza, trascurandoli anche per anni, finché il disturbo non inizia a diventare invalidante. Ciò impedisce di prendere contromisure adeguate sul piano comportamentale e di individuare terapie in grado, se non di risolvere i problemi, almeno di ridurre i fastidi e rallentarne l’evoluzione.
TERAPIE PER L'ARTROSI
Obiettivo del trattamento dell’artrosi è ridurre il dolore e la limitazione funzionale, migliorando le possibilità di movimento e di uso dell’articolazione nella vita quotidiana.
I sintomi dell’artrosi lieve-moderata possono essere alleviati grazie alla combinazione di attività fisica/fisioterapia, farmaci antinfiammatori/analgesici e terapia termica, associati ad adeguate modificazioni dello stile di vita e interventi mirati, da definire su base personalizzata in relazione all’articolazione coinvolta.
Nel caso dell’artrosi del ginocchio, dell’anca o a livello della regione lombare della colonna vertebrale, un aspetto cruciale dei trattamenti è eliminare i chili di troppo, che costituiscono uno stress costante e significativo per questi distretti articolari, su cui grava gran parte del peso corporeo. Fondamentale quindi seguire una dieta ipocalorica, seguendo un’alimentazione equilibrata.

Se a essere interessata dall’artrosi è la mano, è invece necessario evitare i movimenti che vanno a sollecitare in modo improprio e/o abnorme le articolazioni compromesse: per farlo, si potranno imparare gesti alternativi più sicuri con l’aiuto del fisioterapista e/o indossare tutori conformati, durante la notte o per parte della giornata, soprattutto mentre si svolgono attività a rischio.
Ciò non significa, tuttavia, che l’articolazione con artrosi debba essere tenuta immobile o a riposo, poiché ciò ne favorirebbe l’irrigidimento e una più rapida perdita di funzionalità, anche a causa della progressiva riduzione della massa e dell’elasticità dei muscoli di sostengono. Quindi, pur con attenzione e senza sforzarle in modo eccessivo, le articolazioni con artrosi devono continuare a essere usate e allenate attraverso esercizi “sicuri”, che coinvolgano le ossa e i muscoli nel modo corretto e in grado di favorirne la mobilizzazione e il rafforzamento.
Supplementi nutrizionali che vengono propagandati come “protettivi” per la cartilagine articolare o in grado di contrastare un’artrosi iniziale, come quelli a base di glucosamina o condroitina, sembrano, invece, avere un’efficacia molto limitata o nulla.
Quando compaiono dolore articolare e gonfiore significativi, indicativi di una riacutizzazione dell’infiammazione promossa dall’artrosi, per ridurre il disagio è indicata l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). A seconda dell’articolazione coinvolta, dell’estensione e dell’entità dei sintomi, i FANS possono essere assunti per bocca, una o più volte al giorno, in base alle necessità, ma sempre rimanendo fedeli alle indicazioni del medico/farmacista o del foglietto illustrativo.
Altre classi di farmaci utilizzabili contro i sintomi dell’artrosi comprendono paracetamolo e oppioidi deboli o forti. Tuttavia, va ricordato che questi rimedi hanno un’attività pressoché esclusivamente analgesica e possono soltanto attenuare il dolore, non contrastare l’infiammazione che lo innesca e lo sostiene.
A volte, il dolore associato all’artrosi è legato non a un’infiammazione articolare particolarmente accentuata, ma alla contrattura dei muscoli che sostengono l’articolazione, mantenuti in posizioni improprie a causa dell’artrosi. Questa eventualità si riscontra spesso in chi soffre di lombalgia e di cervicalgia cronica. In questi casi, i sintomi possono essere alleviati in modo efficace con la terapia termica, quindi senza l’utilizzo di medicinali.
L’applicazione di calore, attraverso impacchi secchi o umidi o mediante pratiche fasce autoriscaldanti acquistabili in farmacia, inibisce la trasmissione degli stimoli dolorosi ed esercita un effetto rilassante sulla muscolatura contratta, permettendo di dedicarsi più serenamente alle attività abituali.
Le fasce autoriscaldanti sono comode perché possono essere mantenute in sede durante tutta la giornata, aumentando la temperatura locale di 3-4°C per periodi fino a 8 ore, determinando un effetto antalgico e miorilassante costante e prolungato.
Quando la compromissione articolare diventa particolarmente severa e invalidante, e fisioterapia, FANS e calore non sono più sufficienti a migliorare la situazione, possono essere presi in considerazione approcci più invasivi, come iniezioni intra-articolari di corticosteroidi (da usare con parsimonia per non danneggiare ulteriormente il tessuto articolare) o di agenti lubrificanti come l’acido ialuronico, fino ad arrivare all’intervento chirurgico di sostituzione parziale o totale dell’articolazione compromessa.
DA SAPERE
In generale, è buona norma rivolgersi al medico quando compare un dolore articolare di media intensità, non giustificato da cause esterne, che perdura per oltre 24-48 ore, impedendo di usare l’articolazione in modo fisiologico, o che induce ad assumere ripetutamente farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o analgesici per attenuarlo.
In aggiunta alla visita, all’analisi delle abitudini di vita e all’anamnesi personale e familiare, per confermare una diagnosi di artrosi in fase relativamente avanzata è quasi sempre sufficiente eseguire una radiografia, in grado di evidenziare direttamente le alterazioni delle superfici articolari e gli eventuali osteofiti e, indirettamente, l’assottigliamento delle cartilagini (segnalato dalla riduzione dello spazio intra-articolare). Per individuare la malattia in fase più precoce e caratterizzarla con maggiore accuratezza è, invece, necessaria un’indagine di imaging più sensibile e in grado di fornire informazioni precise anche sullo stato dei tessuti molli, come la risonanza magnetica.
L’esecuzione di esami di laboratorio (esami del sangue) o di una biopsia articolare può essere prescritta nei casi dubbi, per escludere la presenza di altre patologie articolari da affrontare in modo specifico, come per esempio l’artrite reumatoide, la gotta, un’infezione articolare o una microfrattura da osteoporosi (frequenti soprattutto a