SINTOMI DELL'ARTROSI
Si manifestano con dolori articolari di intensità variabile. Molto comuni sono i reumatismi alle mani e i reumatismi al ginocchio.
Sono reumatismi articolari l’artrosi, la gotta e la pseudo-gotta (condro-calcinosi), l’artrite reumatoide e altre forme di artrite di tipo infiammatorio o associate/conseguenti a infezioni batteriche (artriti infettive e “febbre reumatica”), la spondilite anchilosante.
Tra queste condizioni, l’unica essenzialmente degenerativa è l’artrosi, mentre le altre presentano una predominante componente infiammatoria, che rappresenta l’elemento eziopatogenetico chiave della malattia e dei danni articolari che la caratterizzano.
In tutti i casi, le articolazioni colpite in via preferenziale sono quelle delle mani, delle ginocchia, dei piedi e delle caviglie, seguite da gomiti e spalle. Nel caso dell’artrosi, altre frequenti sedi di degenerazione e infiammazione articolare sono la colonna vertebrale (soprattutto, nella regione lombare e nel tratto cervicale), l’anca e la testa del femore (articolazione coxo-femorale).
Esistono inoltre malattie reumatiche che hanno uno stretto rapporto con i processi infettivi. In questo caso le lesioni sono causate direttamente dal patogeno che ha infettato l'articolazione, come per esempio nella febbre reumatica o reumatismo articolare acuto.
In genere l’agente patogeno è sì responsabile dell'insorgenza della malattia reumatica, ma le lesioni dipendono dalla risposta autoimmune anomala da parte dell’organismo ospite.
Inoltre ci sono i disturbi reumatici cronici primari. Sono patologie molto frequenti in reumatologia e parecchio impegnative per il medico e il paziente stesso in quanto colpiscono le articolazioni e le strutture periarticolari in maniera cronica e progressiva, spesso deformante e anchilosante. Tra le malattie reumatiche croniche primarie ci sono: il "raggruppamento reumatoide" e il "raggruppamento spondiloartritico". Le forme reumatoidi colpiscono elettivamente le articolazioni degli arti, le forme spondiloartritiche interessano in genere la colonna vertebrale.
CAUSE DELL'ARTROSI
Per decenni, l’artrosi è stata trascurata sia dai medici sia dai pazienti, ritenendo che il dolore reumatico, la rigidità e l’infiammazione più o meno acuta e persistente a livello delle articolazioni fossero un’inevitabile conseguenza dell’invecchiamento, dello stress e dello stile di vita imposto a specifiche parti del corpo (articolazioni, tendini, muscoli) durante l’attività lavorativa e sportiva (carico costante ed eccessivo), magari accentuati dai traumi subiti nel corso della vita e dalla presenza di sovrappeso. In realtà, ciò è vero soltanto in parte.
Tra le cause dell’artrosi la medicina ha oggi identificato, in primo luogo, la disidratazione e l’assottigliamento delle cartilagini intra-articolari (il tessuto connettivo che collega le ossa che compongono l’articolazione) o dei dischi intervertebrali nel caso della colonna vertebrale, con conseguente minor protezione e maggiore usura delle superfici ossee articolari durante il movimento.
Benché il processo degenerativo progressivo tipico dell’artrosi non possa essere arrestato, è possibile fare prevenzione per quanto concerne l’insorgenza e il peggioramento dei disturbi articolari, tenendo sotto controllo il peso corporeo, svolgendo regolarmente attività fisica moderata, mantenendo posture corrette durante il giorno e a letto mentre si dorme, ed evitando, ove possibile, i traumi articolari.
L’artrosi si manifesta con dolore, rigidità articolare (presente soprattutto nella prima mezz’ora dopo il risveglio) e rumori articolari durante il movimento. Il dolore tende a essere più intenso durante o dopo l’uso dell’articolazione e può andare incontro a fasi di riacutizzazione (come accade, per esempio, nel caso della lombalgia o della cervicalgia acute). Un ulteriore segno dell’artrosi in fase abbastanza avanzata è la formazione di “spine” ossee (osteofiti), che rappresentano tentativi di autoriparazione delle superfici articolari erose dalla sollecitazione abnorme durante lo sfregamento.
Inoltre, c’è il fattore inverno. È soprattutto il freddo umido che può alterare la soglia di sensibilità dei recettori per il dolore: pertanto, se l'articolazione è infiammata, d'inverno farà più male.
In fase iniziale, il dolore e la rigidità articolare tendono a essere lievi-moderati, a presentarsi in modo occasionale e a durare poco tempo, risolvendosi spontaneamente nell’arco di alcuni giorni. In questi casi, la terapia con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e l’applicazione di calore possono aiutare ad alleviare i sintomi.
Più avanti, invece, la sintomatologia dolorosa e la rigidità possono diventare così marcati da impedire completamente l’uso dell’articolazione colpita, fino a rendere necessario l’intervento chirurgico di correzione o di sostituzione parziale o totale dell’articolazione interessata con protesi (eventualità frequente soprattutto in caso di artrosi severa dell’anca e del ginocchio).
ARTRITE REUMATOIDE
I danni articolari tipici dell’artrite reumatoide derivano da un processo infiammatorio immunomediato nel quale le cellule del sistema immunitario (linfociti) scambiano alcuni componenti naturalmente presenti nell’articolazione per sostanze estranee dannose per l’organismo e li aggrediscono al fine di eliminarli.
Diversamente dall’artrosi, che inizia a manifestarsi dopo i 40-45 anni, l’artrite reumatoide e le altre forme reumatiche immunomediate possono interessare anche bambini, adolescenti e giovani adulti, principalmente di sesso femminile.
Per la diagnosi di artrite reumatoide, oltre alla visita specialistica è necessario eseguire una serie di esami di laboratorio e strumentali, finalizzati a valutare lo stato infiammatorio dell’organismo, la presenza di specifici marker di malattia e le alterazioni articolari presenti.
I primi sintomi dell’artrite reumatoide sono essenzialmente di tipo articolare e comprendono rigidità, infiammazione e dolore più o meno intensi alle articolazioni (soprattutto, quelle di mani e polsi), con un fastidio particolarmente marcato al risveglio, che migliora nell’arco di alcune ore e con il movimento. Con il tempo, la rigidità e il dolore diventano invalidanti e possono comparire deformazioni ossee che limitano ulteriormente la possibilità di usare le articolazioni interessate, compromettendo in modo significativo lo stato di salute generale.
I sintomi articolari possono essere alleviati con FANS topici o per bocca e dall’esecuzione di esercizi mirati a favorire la mobilità delle articolazioni (fisioterapia riabilitativa). Tuttavia, va ricordato che le artriti immunomediate sono malattie che interessano l’intero organismo e che possono essere affrontate in modo corretto ed efficace soltanto prevedendo “terapie di fondo”, in grado di contrastare il processo infiammatorio generalizzato che le sostiene.
Per quanto riguarda le cure, il farmaco di fondo più usato è il metotrexato, che può essere impiegato da solo o in associazione ad altri composti oppure in combinazione con farmaci biologici, vale a dire anticorpi monoclonali ottenuti con tecniche di biologia molecolare, in grado di esercitare un’azione immunomodulante. Tutte queste terapie sono efficaci nel curare la patologia, ma accompagnate da un certo numero di effetti collaterali di cui è importante tener conto nei singoli casi.
GOTTA E PSEUDO-GOTTA
Nel caso della gotta e nella pseudo-gotta l’intensa infiammazione alla base del notevole gonfiore, dolore, arrossamento e calore localizzati a una o a poche articolazioni per volta è legata a una reazione immunitaria “corretta” nei confronti del deposito anomalo di cristalli di acido urico (gotta) o di fosfato di calcio (pseudo-gotta) nel liquido sinoviale, che lubrifica l’interno dell’articolazione stessa.
La formazione e il deposito di questi cristalli è una conseguenza dell’eccesso di acido urico o di fosfato di calcio nel sangue, in genere legato ad alterazioni metaboliche o a disturbi renali che impediscono la corretta omeostasi ed eliminazione di questi composti.
Oltre all’impiego di farmaci antinfiammatori più o meno potenti diretti a contrastare i sintomi degli attacchi acuti, il trattamento di gotta e pseudo-gotta prevede rimedi da assumere ogni giorno a lungo termine per normalizzare il metabolismo dei composti critici e prevenire l’accumulo a livello articolare.
In aggiunta ai trattamenti, chi soffre di gotta deve prestare attenzione alla dieta: un’alimentazione corretta, impostata assieme al medico, serva a evitare o limitare l’assunzione dei cibi contenenti grandi quantità di purine, composti naturalmente presenti in alcuni alimenti che facilitano l’aumento delle concentrazioni di acido urico nel sangue.
In particolare, le persone con gotta, per trarre benefici da un regime dietetico corretto, dovrebbero evitare gli alcolici (vino e birra), la carne e gli estratti/prodotti derivati, le cervella e le frattaglie, le acciughe, le aringhe, le sardine, gli sgombri, le cozze e gli altri frutti di mare, nonché contenere l’assunzione di asparagi, spinaci, cavolfiori, legumi e funghi.
In caso di pseudo-gotta, una sindrome diversa dalla gotta ma che condivide con questa la sintomatologia, invece, non esistono indicazioni dietetiche particolari.
ARTRITI E ASSOCIATE A INFEZIONI
Le infezioni batteriche da Streptococco beta emolitico gruppo A (faringiti, tonsilliti, scarlattina, impetigine ecc.) non adeguatamente trattate con antibiotici rappresentano un’ulteriore possibile causa di reumatismi articolari acuti, frequente soprattutto in bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 15 anni.
In questo caso, i classici sintomi infiammatori a livello delle articolazioni (in particolare, quelle di caviglie, ginocchia, polsi e gomiti) compaiono da una a cinque settimane dopo l’infezione iniziale e sono accompagnati da febbre e da un insieme di altre manifestazioni variabili da caso a caso.
I sintomi più comuni comprendono:
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affaticamento;
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stanchezza;
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debolezza e dolore muscolare;
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difficoltà respiratorie (dispnea, fiato corto);
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eritema cutaneo;
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comparsa di piccoli noduli non dolorosi sotto la pelle;
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movimenti involontari non controllabili di alcune parti del corpo, soprattutto a livello di mani, piedi e viso (corea di Sydenham);
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alterazioni umorali e comportamentali (pianto e riso improvvisi e ingiustificati).
Le complicanze più gravi e temute della “febbre reumatica” sono di tipo cardiologico e consistono principalmente nello sviluppo di danni persistenti alle valvole cardiache e di insufficienza cardiaca. Per ridurre la probabilità che si instaurino queste disfunzioni è essenziale intraprendere precocemente una terapia antibiotica sistemica (in genere, basata sulla somministrazione di penicillina o analoghi), da mantenere per periodi prolungati, almeno fino ai vent’anni d’età.
Per evitare sequele impegnative e possibili danni permanenti, quando un bambino va incontro a un’infezione della gola severa, associata a febbre alta e che non si attenua dopo 3-4 giorni di terapia antinfiammatoria/antipiretica, è importante verificare la natura del disturbo attraverso l’esecuzione di un tampone faringeo, indirizzato a verificare l’eventuale presenza di streptococchi o di altri batteri e a indirizzare verso il trattamento antibiotico più appropriato.
Altre forme di artriti associate ad agenti infettivi possono essere di tipo acuto o cronico e dipendono dalla colonizzazione diretta del liquido sinoviale e della membrana articolare da parte di batteri. Negli adulti, il batterio più spesso implicato nell’artrite infettiva è Neisseria gonorrhoeae, e i principali fattori di rischio per sviluppare questa infezione articolare comprendono l’età superiore a 60 anni, l’alcolismo, la presenza di protesi articolari o di infezioni del sangue.